lunedì 25 maggio 2015

Cannes premia il regista Nemes.

Avevo già segnalato la presenza al 68° Festival di Cannes del giovane regista ungherese Nemes László (v, post del 12 maggio '15) con il suo primo lungometraggio.
La giuria del Festival lo ha premiato con il Gran Prix speciale per il suo film, Son of Soul, sulla tragedia degli ebrei ungheresi durante la II guerra mondiale.

A bocca asciutta invece sono rimasti i film italiani in concorso, nonostante le previsioni (anche della stampa francese) della vigilia.

Ungheresi al 6° Florence Design Week.

L'Italia, si sa, è il faro della moda a livello mondiale. Milano e Firenze i centri più importanti nel settore.

Da sei anni c'è un appuntamento che vuole ispirare una Cultura del Design”. È il Florence Design Week, un festival internazionale per creare interazione tra identità e valori di individui, aziende, culture”.
Il tema di questa 6° edizione è Creative Cities, dedicato allo scambio culturale tra città design-oriented di tutto il mondo: sostenibilità, smart cities, eco-lusso, tourism design.
Il festival si svolge dal 27 al 31 maggio in vari luoghi di Firenze, capitale dell'Italian Life Style.

Tra le altre iniziative, è prevista la mostra V4 Young Design Spring Emotion per promuovere la cultura dell'Europa centrale e favorire il dialogo interculturale. 
Tra i giovani designer autori di tale mostra, ci sono gli ungheresi Juhos Janka e Lublóy Zoltán. Presentazione il 28 maggio nella Sala Ottagonale del complesso delle Murate (ore 19).
All'iniziativa hanno collaborato vari enti e associazioni, tra cui l'Associazione Culturale Italo-Ungherese della Toscana.

mercoledì 20 maggio 2015

Coppie italo-ungheresi in crescita.

Kitti è arrivata pochi anni fa, neolaureata, in Italia dall'Ungheria. Ha trovato lavoro come fisioterapista a Savona. Matteo, suo collega italiano, l'ha corteggiata insistentemente. Ora convivono serenamente.
Krisztina è ungherese, a Milano per studio. Ha conosciuto Luca, italiano, che è diventato il suo fidanzato. Ora pensa di trasferirsi in Italia, definitivamente, per sposarlo.
Sono esempi di coppie italo-ungheresi, un genere di coppia mista” (ungh. vegyes pár) che sembra in crescita (qualche centinaio di persone sui circa 10 mila ungheresi presenti in Italia).
Mentre in USA, Inghilterra e Francia è diffuso dall'epoca delle colonie, in Italia il fenomeno delle coppie miste è recente: una ventina d'anni, conseguenza dei processi migratori
È un fenomeno in crescita. In Italia, concentrate nel Nord, ci sono oltre 600mila coppie miste, intese come quelle dove un partner è straniero: per i tre quarti straniera è la donna, in prevalenza del Nord e dell'Est Europa (romene, polacche, ucraine ecc.); nel restante quarto lo straniero è uomo, in prevalenza del Nord- Africa.

I motivi della crescita delle famiglie miste, un vero e proprio boom da un decennio, sono svariati. Limitandoci alle coppie italo-ungheresi, si può affermare che l'occasione di instaurare una relazione stabile è data prevalentemente dal lavoro e dallo studio (la generazione Erasmus”, grazie anche ai social network, appare la più coinvolta). Non appare rilevante invece il turismo, occasione tuttalpiù di avventure occasionali. Una stima verosimile fa dire che oltre l'80% delle coppie italo-ungheresi è formata da un uomo italiano (più galante?) e una donna ungherese (più bella?), e che tali coppie sono molto più frequenti in Italia che in Ungheria.

Quali problemi, ma anche quali opportunità, derivano da tale fenomeno?
Intendiamoci: qualsiasi coppia è l'unione di due diversità ed è una scommessa. Ma nelle coppie cosiddette miste” (aggettivo, in genere, enfatizzato per le coppie West versus the Rest”, cioè dove un partner non è occidentale”) il tema della diversità culturale appare predominante e non facile da affrontare. Non è un caso che i fallimenti (separazioni e divorzi) siano maggiori nelle coppie miste rispetto a quelle tradizionali.

Parliamo dunque di relazioni di coppia italo-ungherese, in forma di matrimonio (ungh. házasság) o di convivenza (ungh. élettársi közösség).
Dal punto di vista macrosociale, il processo di integrazione di chi è straniero – sia in Italia che in Ungheria – non sembra dar luogo a modalità negative, ghettizzanti come la separazione (il gruppo etnico straniero si chiude in sé) o la marginalizzazione (perdita d'identità).
Le modalità di acculturazione (cambiamenti nel comportamento e nella psicologia dopo il contatto tra culture diverse) avvengono prevalentemente in modo biculturale, cioè lo straniero mantiene la cultura d'origine e acquisisce quella nuova.
Quindi è un'integrazione positiva, anche se non manca il fenomeno negativo dell'assimilazione (la persona perde la sua identità culturale minoritaria e acquisisce solo quella maggioritaria), presente negli italo-ungheresi di seconda generazione, cioè tra i figli delle coppie miste. La diffusione di associazioni interculturali, come anche lo sviluppo di scambi culturali nella rete, potrebbero evitare tale limite.
In generale, i matrimoni di convenienza o per necessità non sembrano presenti nelle unioni italo-ungheresi, basate perlopiù su un'unione intellettuale o su chance di cambiamento culturale.

Come già osservato in precedenza (v. post del 23 marzo '15), le diversità culturali tra italiani e ungheresi non sono differenze di civiltà, anzi i due popoli condividono molti usi e costumi, i valori sono in gran parte comuni: elementi che favoriscono il successo delle coppie miste italo-ungheresi.
Le diversità però ci sono, come ci possono essere pregiudizi negativi: esserne consapevoli aiuta la coppia a superare le difficoltà.
Eccone alcune diversità di cui tener conto.
In Ungheria la divisione tra Stato e Chiesa è netta, mentre in Italia il matrimonio religioso si intreccia con quello civile.
In Italia esiste l'istituto della separazione, che precede il divorzio (almeno 3 anni, anche se il Parlamento sta riducendo tale periodo); in Ungheria si arriva in poche settimane al divorzio, se la coppia lo decide.
La differenza tra uomo e donna all'interno della famiglia appare ancora marcata (a svantaggio della donna), sia in Italia che in Ungheria. Sul lavoro tali differenze, ingiustificabili, si riducono, specie in Ungheria, dove la donna si è maggiormente emancipata.
La religione prevalente nei due Paesi è quella cattolica, con una forte presenza protestante in Ungheria però. Comunque, entrambe le società sono molto laiche, tanto che i rapporti prematrimoniali sono di fatto la regola.
Le diversità nella gestione del tempo e dell'economia domestica, sopratutto quella nell'educazione dei figli, non sono ostacoli insormontabili se la dinamica di coppia è inclusiva di entrambe le culture. Per evitare incomprensioni, particolare attenzione va dedicata alle due lingue, che sopratutto i figli dovrebbero conoscere poiché sono all'origine anche dei significati diversi attribuiti alle parole o ai modi di esprimersi.

Comunque, viva le coppie miste, che rappresentano un laboratorio sociale per sperimentare pratiche interculturali capaci di migliorare il mondo in cui viviamo.

domenica 17 maggio 2015

Poesia ungherese (per l'Italia) a Venezia.

Che meraviglia è l'Italia!” (Gyönyörű is az az Olaszország!) esclama il poeta ungherese Jókai Mór nella poesia Dio è uno” (Egy az Isten).
Citazioni dell'Ungheria in opere letterarie italiane sono rare, anche se di rango: Dante, Ariosto ecc.
Più frequente la presenza dell'Italia nella letteratura ungherese.

Roberto Ruspanti, docente di ungherese nonché scrittore, ha avuto l'originale idea di raccogliere in un libro le poesie ungheresi che parlano del Bel Paese, in particolare delle città: Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Siena, Trieste, Venezia…
Per la presentazione del libro bilingue Il cielo d'Italia si rispecchiò nelle acque del Danubio. L'Italia vista dai poeti ungheresi (Rubettino, 2014) è stata prevista un'occasione speciale dall'Associazione Culturale italo-ungherese del Triveneto e dal Consolato d'Ungheria di Venezia (col patrocinio dell'Ambasciata d'Ungheria di Roma e del CISUECO).
A Venezia il 22 maggio (h. 18), presso il prestigioso Circolo Ufficiali Esercito (Riva Schiavoni 4142), è in programma un recital letterario con accompagnamento musicale della pianista Annie Corrado, che eseguirà musiche di Bartók, Ligeti e Liszt.
Al termine, i partecipanti potranno degustare salumi ungheresi (Pick) e vini italiani (Fèlsina). Ingresso libero, ma è gradita la prenotazione (0415239408).
Tra le poesie che verranno lette, anche una dello stesso Ruspanti, Cara Ungheria” (Draga Magyarország): apprezzamento degli italiani per i magiari.

giovedì 14 maggio 2015

Due candeline per BAIU. Non c'è 2 senza 3?

Oggi questo blog (BAIU) compie 2 anni. Oltre 20 mila visualizzazioni qui e quasi 100 mila sulla versione light della mia pagina su Google plus.
Una cosa insolita. Gran parte dei blog (ne nascono ogni giorno) si esauriscono nel giro di 3-6 mesi. Rari sono dunque quelli la cui vita si può contare in anni (e che non hanno pubblicità).
L'esistenza di un blog è un po' come quella dei gatti: un anno di vita vale come 7 anni per un uomo. Dunque BAIU avrebbe 14 anni ed è adolescente, forse con i dubbi e i problemi di tale periodo della vita.
BAIU, come il mio libro di proverbi ungheresi, è nato per caso, esito imprevisto di passione e curiosità disinteressata. Quando ho finito di curare la stampa del libro, ho pensato alla necessità – oltre che di pubblicizzarlo – di offrire contenuti aggiuntivi ai potenziali lettori. Così, da solo, ho improvvistao questo blog.
Il risultato è un piccolo nodo della rete che ha creato nuove relazioni, non solo tra italiani e ungheresi. Guardate la cartina del mondo: i contatti provengono da 55 paesi (quelli in verde), che raccolgono la gran maggioranza della popolazione mondiale.

Spero di arrivare alla terza candelina, ma confesso di non sapere come sarà BAIU nel prossimo futuro. Comunque sono contento di aver contribuito, non solo con questa realtà virtuale (e volatile) ma soprattutto con un bene durevole come il libro, a divulgare lingua e cultura magiare. Anche questo è un modo per favorire uno stare al mondo con maggiore attrazione per la diversità culturale. Insomma, con più gusto per la vita.

mercoledì 13 maggio 2015

Heller introvabile?

“L'editore ha effettuato, senza successo, tutte le ricerche necessarie al fine di identificare gli aventi titolo dell'opera. Pertanto resta disponibile ad assolvere le proprie obbligazioni”. Questo l'interno di copertina del libro Sociologia della vita quotidiana di Heller Ágnes (PGreco, 2012, con prefazione di Lukács György), uscito la prima volta nel 1970 col titolo A Mindennepi élet. Insomma l'editore milanese non sapeva che la Heller fosse ancora viva.

Invece, la Heller è viva e vegeta. Ieri ha compiuto 86 anni. Oggi è ospite a Bolzano del Centro per la pace e ha tenuto una conferenza all'università sul tema dell'altro e dell'amicizia. Inoltre, sta uscendo il secondo volume della collana “Dialoghi di pace” che riporta una conversazione tra la filosofa ungherese Heller e il sociologo polacco Zygmunt Bauman.

La Heller è conosciuta nel mondo soprattutto per la teorica dei “bisogni radicali”.
Ne ho già scritto (v. post del 23 e 30 settembre 2014) e spero che ora anche l'editore Pgreco si accorga che è viva… e pensa insieme a noi.

“Italian Festival” a Budapest.

L'ICE (istituto commercio estero), tramite la sua agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, è attiva anche in Ungheria.
Tra le altre iniziative, dal 20 maggio al 20 giugno a Budapest c'è l'Italian Festival per promuovere il Made in Italy tra i magiari.

Si tratta di una vetrina dove, oltre alle produzioni industriali di eccellenza, c'è una panoramica su arte, cultura e musica del Bel Paese. Insieme agli eventi e agli spettacoli, sono previste quattro singole settimane tematiche:
- Design e Arredamento, dal 26 al 30 maggio,
- Ristorazione, dall'1 al 6 giugno,
- Enogastronomia, dall'8 al 13 giugno,
- Moda, dal 15 al 20 giugno.
Sulla moda è prevista anche una mostra, La moda italiana. Una storia di seduzione, curata da Fiorella Galgano e Alessio Toti.
I visitatori del Festival potranno usufruire di varie offerte promozionali, anche in diversi negozi e ristoranti della capitale ungherese.

L'Ambasciata italiana ha patrocinato l'iniziativa, cui collabora anche l'Istituto Italiano di Cultura
Il programma completo sarà disponibile sull'apposito sito che accompagnerà l'evento (vedi il link sotto, se disponibile), oppure sul sito del magazine online ECONOMIA.HU, dello studio professionale italo-ungherese ITL.

- sito di ITALIAN FESTIVAL”

martedì 12 maggio 2015

A Cannes la tragedia degli ebrei ungheresi.

Il primo film di Nemes László, Son of Saul, è stato scelto per concorrere al Festival di Cannes che inizia domani.
Nemes, 38 anni e una lunga permanenza a Parigi, ha già realizzato un cortometraggio, With a Little Patience, premiato in Ungheria nel 2007. Inoltre, per due anni, è stato assistente del noto regista ungherese Tarr Béla.

Son of Saul narra due giornate di Saul, ebreo ungherese, rinchiuso in un campo di concentramento ma costretto a collaborare con i nazisti nello sterminio degli ebrei tramite un apposito gruppo, i “Sonderkommando”. Un film sulla Shoah dunque, che intende focalizzare l'attenzione sull'immane tragedia della cremazione di oltre mezzo milione di ebrei ungheresi attuata dai nazisti nel '44; un trauma che “gli ungheresi vivono ancora”, secondo Nemes.

mercoledì 6 maggio 2015

Europa dove sei?

Il 9 maggio è la festa dell'Europa. Una data considerata l'atto di nascita dell'Unione Europea (Europái Unió). In questo giorno, nel 1950 a Parigi, il ministro degli esteri francese Robert Schuman espose in un discorso una nuova idea di cooperazione tra gli Stati del Vecchio Continente.
L'anno successivo venne firmato il trattato (CECA) per condividere la produzione di carbone e acciaio e, quindi, per prevenire nuove guerre.
Negli anni seguenti altre tappe portarono, passando per la CEE, alla costituzione dell'Unione Europea (UE, 28 stati) e all'adozione della moneta unica (19 stati).

Si può oggi dire che “abbiamo fatto l'Europa, ora dobbiamo fare gli europei?” (frase analoga, ma riferita all'Italia, fu di Massimo D'Azeglio). Pare proprio di no.
La costruzione europea, primo esperimento storico di pacifica aggregazione di Stati (federazione o confederazione?), attraversa una crisi che potrebbe essere letale.
Già l'aver messo il carro davanti ai buoi, cioè l'aver adottato la moneta unica in assenza di istituzioni politiche adeguate, è fonte di serie contraddizioni e rende evanescente la sovranità popolare. Ancor più grave è che, crollato l'ordine mondiale pre-'89, l'UE non scelga un proprio ruolo nel mondo e non trovi soluzioni ai grandi problemi dell'attuale modello di sviluppo: crisi ambientale, disoccupazione, diseguaglianze sociali.
In occasione dell'apertura dell'Expo sull'alimentazione, papa Francesco ha spronato l'umanità a globalizzare la solidarietà”, a far sì che ci sia pane e lavoro per tutti”. Un appello condivisibile, che però l'Europa nei fatti non raccoglie. Non solo l'UE è inerte di fronte al problema epocale dei migranti (persone che scappano da guerre, fame e povertà): non è solidale neppure all'interno dei propri confini, in quanto le politiche sociali e quelli fiscali sono diverse e scollegate tra loro, quando non addirittura in competizione. Per non parlare dell'abbandono di qualsiasi politica finalizzata alla piena occupazione”, o delle politiche ecologiche di sola facciata.

La politica dell'UE non sembra all'altezza della situazione e, anzi, sembra più dividere che unire. Sembrerà un paradosso, ma credo che sarà dalla cultura, dal patrimonio di diversità culturale, che l'Europa potrà trovare la sua ragione di essere e il suo ruolo nel nuovo ordine mondiale: una ricchezza umana da valorizzare, un dono all'umanità per un mondo più giusto. L'interculturalità (interkulturalitás) è la strada per progredire in pace.
Giova forse ricordare un monito che, oltre mille anni fa, il primo re ungherese, Stefano I, scrisse per suo figlio Imre: unius linguae, uniusque moris regnum imbecille et fragile est; cioè, debole e caduco è il regno che possiede una sola lingua e unici costumi.

sabato 2 maggio 2015

Ungheria a Venezia.

Dal 9 maggio al 22 novembre Venezia ospita la 56° Mostra internazionale di Arte contemporanea.
Tra i Paesi ospitati c'è anche l'Ungheria con “Identità sostenibili” (padiglioneGiardini 22), mostra interattiva del quarantottenne artista ungherese Cseke Szilárd. Un'occasione imperdibile.
German Kinga ha curato la mostra; commissario del padiglione è Balatoni Monika con i commissari aggiunti Puskás István, Fodor Sándor e Karády Anna.

Un'occasione imperdibile, preceduta da due altri eventi filo-ungheresi a Venezia.

Il 5 maggio (h. 18, Teatro ai Frari) c'è la presentazione del libro della linguista e magiarista Cinzia Franchi. Il libro, L'arancia ungherese. La letteratura in Ungheria negli anni Cinquanta (Lithos, 2014), affronta il periodo più buio dell'Ungheria post-bellica, recuperando quella letteratura che darà frutti nel magnifico e terribile '56. In quegli anni si afferma il modello stalinista in Ungheria, in versione nazionale: un agrume clonato, “la nuova arancia ungherese. Un po' gialla, un po' aspra, ma è la nostra”. Il titolo del libro evoca il frutto protagonista del film di Bancsó Péter, A tanú (Il testimone), ambientato negli anni Cinquanta.

Il 6 maggio (h. 18 e 19.45, Cinema Giorgione), viene proiettato il film di Mauro Caputo, L'orologio di Monaco, già presentato a Udine (v. post 24 marzo '15). Sarà presente anche lo scrittore italo-ungherese Giorgio Pressburger: il film-documentario è tratto da una sua raccolta di racconti.
Ecco come il critico Paolo Mereghetti descrive il film.
L’orologio di Monaco di Mauro Caputo conduce lo spettatore a condividere con intelligenza e partecipazione il mondo di ricordi e di riflessioni di Giorgio Pressburger, un mondo che si snoda attraverso mezza Europa e che incrocia personaggi celebri (da Heine a Mendelssohn, da Marx a Husserl al regista Emeric Pressburger, tutti legati ai suoi antenati) e persone comuni, momenti drammatici (Pressburger fuggì dall’Ungheria nel 1956, la sua famiglia subì le persecuzioni naziste) e pause di riflessione. Ma questo viaggio nel tempo e nella memoria non ha mai l’arroganza o l’orgoglio di chi vuole trasformarlo in vanto ma piuttosto la dolcezza e la delicatezza di chi sa che «i miti ci visitano fino a che, a un certo punto, come sono nati, svaniscono».

venerdì 1 maggio 2015

Proverbio/detto ungherese del mese (1025).

Úgy hasonlítanak egymáshoz, mint két tojás, letteralmente “si assomigliano come due uova”. Questo modo di dire ha un equivalente in inglese, “they are as like as two peas in a pod”, usata per indicare due cose o persone molto simili o addirittura uguali tra loro.
È una locuzione poco utilizzata in italiano, ma nota grazie a un film con Stan Laurel e Oliver Hardy (Stanlio e Ollio, in ungh. Stan és Pan). Si tratta de “I figli del deserto” (1933), dove – per nascondersi dalle mogli – si rifugiano in soffitta e preparano un giaciglio di fortuna: “Staremo come due piselli in un baccello”, dice Ollio a Stanlio, come a dire che staranno insieme a proprio agio. È uno slittamento di senso rispetto al modo di dire inglese e magiaro, che invece sottolineano l’affinità tra due persone.
Per avvicinarsi a tale senso, in italiano abbiamo diversi modi di dire: “sono della stessa stoffa”, “sono dello stesso stampo”, che però si utilizzano anche in senso negativo. Potremmo usare anche l’espressione “essere pappa e ciccia”, “tale e quale” (titolo anche di uno show televisivo di imitazioni) oppure, per gli innamorati, “due cuori una capanna”.
Comunque l’espressione italiana (quasi) equivalente a quella ungherese è “essere culo e camicia”, che allude metaforicamente a una grande familiarità tra due persone, diffusa anche in altri paesi di lingua neolatina: in francese “cul et chemise”; in spagnolo, con un’altra metafora, “ser uña y carne” (essere unghia e carne).